mercoledì 28 gennaio 2009

Gruppi virtuali





Con la diffusione delle internet, o comunque con l'uso via via più frequente del web, capita sempre più spesso che i gruppi di lavoro siano dislocati in territori ampi, e che quindi alla capacità di lavorare in gruppo si debba aggiungere la capacità di lavorare in gruppo a distanza.

In un gruppo virtuale si presentano dinamiche molto simili a quelle di gruppi reali.

L'emergere di un leader che prende iniziative, qualche elemento che non si sente bene integrato nel gruppo, gli entusiasti, i dissidenti, chi tenta di fare il leader ma non viene riconosciuto dagli altri, sono tutti comportamenti, tipici dei gruppi reali, che si ripropongono anche nei gruppi virtuali.

In un gruppo virtuale però bisogna stare più attenti alle procedure di interazione, a come ci si scambiano le e-mail, come si partecipa al forum del gruppo, come si codificano le versioni di un documento, perché il lavoro a distanza impedisce l'immediata correzione di una incomprensione, come accade in presenza.

In sostanza, se in presenza si può essere più informali e approssimativi, a distanza si deve essere un po' più ordinati e disciplinati.

Tuttavia il gruppo virtuale velocizza enormemente il lavoro e facilita lo scambio di documenti e rapporti senza bisogno di convocare riunioni e di far spostare le persone.

I gruppi virtuali possono essere divisi in due macrocategorie: gruppi formali e gruppi informali. I primi sorgono in contesti organizzativi e sono caratterizzati dalla presenza di obiettivi specifici; i secondi risultano caratterizzati dall'esigenza di ogni individuo di apprendere a un gruppo in cui condividere interessi.


martedì 6 gennaio 2009

Che ruolo occupo...


Ci sono principalmente tre stati, comportamenti ed atteggiamenti che il soggetto gestisce nella vita di gruppo: dipendenza, attacco e fuga e accoppiamento.
Dipendenza: è la presenza di un capo leader che è visto nel gruppo come un'ipotetico genitore perfetto e potente, infallibile e capace di trovare una soluzione a tutto, il gruppo si ritrova schiacciato dalle sole risorse del leader.
Attacco e fuga: il gruppo è caratterizzato da sentimenti di collera, timore, ostilità quallora il capo non soddisfi la ricerca dello stato di dipendenza. Il gruppo attacca e fugge dal leader.
Accoppiamento: il gruppo appoggia l'attività di due interlocutori (2 leader) che fanno coppia, nella speranza che ne rinasca il gruppo e nasca un capo. Spesso però questa speranza si rivela un rimando ad un futuro inesistente.
In questo post si parla di laeder, un soggetto che prende una posizione centrale nel gruppo, in questo caso la posizione un distorta; parlerò, successivamente, in modo più specifico di chi è il leader e che ruolo occupa nel gruppo.

sabato 3 gennaio 2009

Mettersi in gioco

Il mettersi in gioco all'interno del gruppo è fondamentale per poter far conoscere la propria identità ai componenti del gruppo, questo è un argomento che si collega con ciò che ho letto in un post nel blog di Luigina http://lupag-tiascolto.blogspot.com/.

Al mondo ci sono due categorie di persone. La prima è rappresentata da chi si appassiona a qualcosa (uno sport, un hobby, una forma artistica), ne conosce ogni singolo dettaglio, si informa ed è curiosa di tutto ma si limita alla conoscenza.

La seconda è che chi è mosso dalla medesima curiosità, sperimenta anche quello che conosce e si mette in gioco.

Chi rientra nella prima categoria spesso ha paura di fallire e di essere giudicato dagli altri e per questo fugge il più possibile dal cimentarsi nelle imprese e spesso finisce per diventare solo presuntuoso, proprio per nascondere la propria incapacità di tirarsi in ballo.

Chi invece non ha paura del fallimento e cerca di vedere le cose anche dal punto di vista di chi le fa allora preferisce partecipare alla mischia piuttosto che restare a guardare, al di là dei risultati ottenuti.

Nel gruppo tutte le persone dovrebbero appartenere alla seconda categoria perchè è utile che ogniuno si metta in gioco per essere parte del gruppo, ma non sempre è così, cosa ne pensate?